PROGETTO IN-CAVA, ROVEREDO



filosofia e tecnica: il rivestimento in pietra (gneiss calanca) è stato proposto, già a livello concettuale in fase di progetto di massima, con lastre di importante spessore e dimensione. Si voleva cosi riprodurre, in grande scala, il profilo di un blocco di pietra grezzo; rispettandone il rapporto geometrico. Da qui il nome IN-CAVA.
La fase di progetto ha incontrato alcune difficoltà. Dapprima, ci si è confrontati con la scelta del sistema di ancoraggio, che i prodotti tradizionali e standardizzati di mercato non hanno saputo risolvere a causa della mancanza di  riferimenti analoghi (dimensioni e rispettivamente peso delle lastre elevati). In secondo luogo, lo schema di posa doveva essere razionalizzato al massimo (modulo delle lastre in altezza) pur tuttavia ricercando, quale risultato architettonico finale, un apparente “disordine” e “movimento” nella facciata. In terzo luogo la precisione e praticità nella posa (massimo rendimento con minor movimentazione possibile).
Si tratta in sostanza, di una facciata ventilata. In cantiere, prima della posa del rivestimento ed al termine dell’opera grezza, è stato necessario lo smontaggio dei ponteggi di facciata che avrebbero impedito l’avvicinamento delle lastre in fase di posa, movimentate in seguito con la gru di cantiere. Tutte le fasi di montaggio successive, eseguite mediante una navicella telescopica.
Si è proceduto dapprima, con il tracciamento preciso per i fissaggi meccanici a sostegno delle lastre, mediante Hilty HAS-R M12 e ancorante chimico HVU. In secondo tempo, la posa di profili in acciaio zincato LNP180x180x16mm, a sostegno delle lastre stesse. Il grado di precisione richiesto (tolleranza) era di 30mm su un’altezza di montaggio totale di 5.92m (±2.5mm/metro). Tolleranza pienamente rispettata. In ogni caso erano state previste delle asole nei profili che all’occorrenza sarebbero state utilizzate per la regolazione delle lastre in pietra.                       

https://www.alfredopolti.ch


Essendo la facciata staccata di 10cm dalla parete verticale in calcestruzzo, si è dovuto anche risolvere la problematica per la raccolta delle acque piovane che potenzialmente potrebbero, in caso di forti temporali, raggiungere la parete stessa in calcestruzzo (scorrimento di superficie); si è pertanto provveduto all’impermeabilizzazione del profilo in acciaio alla base e la posa di un gocciolatoio in plastica nel sotto vista del plafone a sbalzo.
La posa delle lastre in pietra (dimensione massima 200x76.6x18cm) è avvenuta con un ritmo di circa 35mq settimanali (squadra formata da due operai). Il montaggio e fissaggio (mediante spinotti in acciaio avente diametro di 10mm), reso semplice e funzionale, dagli appoggi guida preventivamente messi in opera.
Per il rivestimento in pietra di ca.130mq (all’incirca 40ton), sono stati utilizzati in media 107kg/mq di acciaio e 7 ancoraggi/mq.
Il risultato ottenuto, è senza dubbio, merito di una grande disponibilità da parte di tutti gli attori coinvolti ed una grande dimostrazione di apertura mentale nell’affrontare temi architettonici e dinamici all’apparenza molto complessi. A ciò è doveroso aggiungere la precisione con la quale la pietra (cava Alfredo Polti – Arvigo) è stata accuratamente lavorata, preparata e curata in ogni suo dettaglio.
Mi sono spesso soffermato a riflettere sull’importante ruolo di questo nobile materiale, immaginandolo a volte come una “spugna” intrisa di fatiche umane, fisiche e filosofiche.